guida pratica del lavoratore Entra nel mondo Cisl Ferrara

La dura scelta dei precari: Cambiar città o esser fuori

Le nuove norme danno il via alle assunzioni dei prof con situazioni paradossali C’è chi deve abbandonare famiglia, casa e genitori invalidi. O rinunciare

 

Può l’occasione di stabilizzare la propria posizione lavorativa, sognata da anni, trasformarsi in dilemma ed essere fonte di ansia?

E’ quanto sta capitando in questi giorni, per tanti precari della scuola che, a seguito delle assunzioni previste dalla legge Buona Scuola del Governo Renzi, sono costretti a scegliere se lasciare casa per trasferirsi in altre regioni o essere depennati dalle graduatorie.

Lunedì pomeriggio, nella sede Cisl Scuola di Ferrara si è svolto un incontro a cui hanno partecipato decine di precari, durante il quale sono state illustrate le modalità di assunzione previste dalla nuova legge. Incontro voluto dalla segretaria della Cisl scuola, Alessandra Zangheratti.

«L’assunzione – spiega – prevede 4 fasi: la fase 0, che non fa parte del piano straordinario di assunzioni, perché è una coda del provvedimento del ministro Carrozza, e prevede la copertura del turn over; la fase A, che rientra nel piano straordinario, in cui il Governo prevede la copertura di tutti i posti liberi a livello provinciale. I problemi iniziano con la fase B, che riguarda i posti che residuano dalle fasi precedenti».

Ed è la cosiddetta fase nazionale: «Dal Lazio in su le graduatorie sono esaurite. Tutti i precari che rientrano in questa fase e decidono (non sono obbligati) di produrre domanda devono farlo via mail entro il 14 agosto. Se rifiutano la proposta fatta o non rispondono alla mail, vengono depennati dalle Gae, le Graduatorie ad esaurimento». In questo modo, spiega Zangheratti, «le persone vengono poste di fronte ad un dilemma: scegliere se fare la domanda e abbandonare la propria famiglia e situazioni spesso difficili come chi deve gestire familiari con handicap, o non presentarla e rimanere nelle graduatorie provinciali e non sapere quale sarà il destino delle graduatorie».

E’ una scelta che sconvolge la gente – spiega la segretaria Cisl -, anche perché non si sa bene quale sarà il destino di queste graduatorie. «Sul sito del MIUR, la decima FAQ (domande più frequenti) afferma che ‘chi non produrrà domanda rimarrà nella Gae fino a che le graduatorie non verranno soppresse’. C’è un sentimento di grande incertezza sul destino di numerose persone, che vivono questa situazione con angoscia». Infine, la fase C che – spiega ancora – «invece riguarda l’organico di potenziamento, cioè quegli insegnanti che ogni dirigente scolastico può chiamare per integrare il proprio numero di docenti». Ma quanti sono a Ferrara i docenti che se vogliono entrare nel ruolo dovranno fare domanda nelle fasi nazionali? «Sono 120 per la scuola dell’infanzia, 113 per la primaria, 119 per scuola secondariadi primo grado e 230 per la scuola secondaria di secondo grado».

Numeri consistenti dunque, ma dietro queste cifre si nascondono storie, del dramma vissuto in prima persona. Una di queste è quella di Alessandro Mariotti, insegnante di scuola superiore, che fino allo scorso anno ha insegnato tra l’ Istituto “Oriani” di Ferrara e il “Remo Brindisi” di Lido Estensi. «Insegno da 20 anni – dice – e ho più di 200 punti. Rientro nella fase B, e per la mia classe di concorso i posti disponibili sono a Chieti, Lodi, Oristano, Nuoro. Usufruisco della legge 104 perché mio padre ha gravi problemi di salute ed è ricoverato in una struttura. Partire significherebbe abbandonarlo, perché mia madre è morta anni fa. La cosa assurda è che il posto che ricoprivo fino all’anno scorso potrebbe andare ad una persona con meno punti di me. Sono disperato, non penso solo a me, ma a chi ha un mutuo da pagare, una famiglia; perché deve mollare tutto e andare in un’altra regione?».

Situazione analoga la vive l’insegnante A.C. ,siciliana. «Insegno a Ferrara da 10 anni. Rischio di dover abbandonare tutto, di lasciare mio marito per trasferirmi chissà dove. Non posso accettare questa condizione, inoltre ho un mutuo da pagare di 670 euro mensili. Se mi trasferisco in un’altra regione devo farmi prestare i soldi dalla famiglia».

«La cosa sconvolgente – conclude – è stato vedere all’incontro colleghi disperati, che piangevano, quando si sarebbe dovuto festeggiare un’immissione in ruolo. Sarebbe bastato mettere nella fase B l’organico di fatto così si sarebbero coperti posti in provincia o in regione. Se lo capiamo noi, perché chi ha scritto questa legge non l’ha pensato?»

Fonte: http://lanuovaferrara.gelocal.it/ferrara/cronaca/2015/08/05/news/la-dura-scelta-dei-precari-cambiar-citta-o-esser-fuori-1.11893292?ref=search

I commenti sono chiusi.