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CONFEZIONI LUISE: Una chiusura preannunciata

Come Femca CISL, insieme alle lavoratrici che in questo ultimo anno si sono rivolte alla nostra categoria sindacale, rimaniamo perplessi rispetto al “clamore” che in questi giorni si sta suscitando per la chiusura dell’attività della storica azienda di Masi San Giacomo produttrice di cravatte.
Una azienda che già da oltre due anni era in una situazione di mercato più che problematica. Si era ricorso alla cassa integrazione ordinaria per cercare di “prendere tempo” e capire se ci potevano essere condizioni di ripresa. Si è poi arrivati alla richiesta della Cassa Integrazione Straordinaria per una azienda che era già a tutti gli effetti ormai chiusa.
Non a caso alle lavoratrici che abbiamo seguito, quando si sono presentate evidenziandoci la realtà dell’azienda, abbiamo consigliato che si dimettessero subito per “giusta causa” a fronte di già diverse mensilità non retribuite e richiedendo di andare in vertenza per recuperare il recuperabile sui mancati pagamenti salariali e sul TFR maturato presso l’impresa tramite il Fondo di Garanzia dell’Inps.
Una chiusura quindi preannunciata da oltre un anno, dove l’unica soluzione era ed è stata chiudere un rapporto di lavoro tramite dimissioni che garantissero la copertura contributiva e retributiva con il sussidio della indennità di disoccupazione.
Il pragmatismo e la coerenza, in un contesto di crisi come è stato in questi ultimi ormai nove anni, è prendere atto che purtroppo le aziende che, ed a volte anche per demeriti propri, non sono riuscite a proseguire la loro attività, non è la soluzione pretendere di mantenere in vita un lavoro che non esiste più, ma ricorrere fin da subito alle garanzie legislative per non continuare a lavorare gratis senza ormai più nessuna prospettiva per il futuro.
Come Femca CISL quindi evidenziamo che il problema della “Luise Confezioni” non è nato oggi e non è degenerato oggi perché la titolare non è rintracciabile in quanto in “vacanza” fuori dai nostri confini. Auspichiamo e speriamo che vengano riconosciute anche alle lavoratrici che ad oggi hanno sperato nell’insperabile, le coperture previste.

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